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La Sfida dei 10 Anni raccoglie dati per il riconoscimento facciale?

Per quanto possa sembrare innocua, la virale “10 Year Challenge” o “La sfida dei 10 anni” che ha inondato i feed dei social media di tutto il mondo, forse realmente non lo è.  Secondo il parere di Kate O’Neill, nota scrittrice del sito Wired per articoli sulla tecnologia, potrebbe essere stata creata ad arte per raccogliere grandi quantità di dati per un futuro software di riconoscimento facciale.

Sebbene il suo inizio sia difficile da individuare esattamente, il cosiddetto memoriale “10 Year Challenge” sembra aver iniziato a prendere piede subito dopo l’inizio del 2019. Per tutto il mese di gennaio le foto di milioni di utenti hanno riempito le bacheche social di tutto il mondo.

La sfida dei 10 anni: cos’è e a cosa serve

La sfida dei 10 anni chiede agli utenti dei social media di pubblicare 2 immagini affiancate della stessa persona. La prima risalente a circa 10 anni fa, la seconda attuale.

Da quando è stato introdotto il meme – non è chiaro da chi – è diventato popolarissimo su Facebook, Instagram e Twitter. Sono milioni le persone che partecipano o hanno partecipato a questa sfida. Celebrità come Reese Witherspoon e Jennifer Lopez hanno condiviso foto di se stesse come se fossero appena invecchiate; mentre il primo ministro di Singapore Lee Hsien Loong ha caricato le sue foto prendendosi in giro per il modo in cui i suoi capelli sono diventati grigi negli ultimi 10 anni.

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Mentre il meme sembra abbastanza innocuo, la scrittrice di tecnologia e consigliere di Fortune 500 Kate O’Neill ha sollevato una prospettiva inquietante della Sfida dei 10 anni.

In un articolo pubblicato dalla nota rivista WIRED, O’Neill ha elaborato la sua teoria. Ha proposto uno scenario in cui qualcuno starebbe addestrando un algoritmo di riconoscimento facciale sulle caratteristiche legate all’età e sulla progressione dell’età.

In altre parole, grazie al meme con la Sfida dei 10 anni, gli utenti hanno fornito dati utili con foto “pulite e semplici”.

Sarà vero? L’ipotesi pone certamente dei dubbi. Del resto, già Brenda McPhail, direttrice del Privacy, Technology e Surveillance Project per la Canadian Civil Liberties Association, ha affermato che molte persone condividono le proprie foto senza pensare alle conseguenze.

Sfida dei 10 anni: chi c’è dietro?

“Sono sicura che la maggior parte delle persone quando pubblicano la Sfida di 10 anni, sono tipo Oh! Sto postando questo così i miei amici potranno ridere di quanto erano voluminosi i miei capelli 10 anni fa e non stanno pensando oltre“, aveva detto a CTVNews.

“Che venga usato o meno per il riconoscimento facciale e per algoritmi di progressione dell’età, dovremmo cominciare a pensare a quali potrebbero essere i potenziali usi delle nostre informazioni prima di condividerle con impazienza”.

O’Neill ha tenuto a sottolineare come secondo lei non ci sia lo zampino di Facebook dietro il meme. Forse è più una terza parte ad introdurre la sfida sui social media. Da Facebook infatti non hanno tardato a smentire coinvolgimenti nel meme in questione. “10 years challenge è un meme generato dall’utente che è partito da solo, senza il nostro coinvolgimento”.

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Anche Tom Keenan, professore di progettazione ambientale all’Università di Calgary e membro del Canadian Global Affairs Institute, ha dato il suo parere al riguardo. Il ricercatore non pensa che Facebook  avrebbe davvero bisogno di creare questa sfida di meme perché ha già accesso alle foto con timestamp dei suoi utenti.

Ma quali sono le conseguenze della raccolta di dati di massa?

O’Neill ha detto che i dati potrebbero essere utilizzati per vari motivi. Ad esempio, migliorare la tecnologia, identificare bambini scomparsi da molto tempo, o, ancora, per scopi più banali, come la pubblicità mirata.

Tuttavia, la scrittrice ha aggiunto che queste informazioni potrebbero essere utilizzate per motivi “veramente raccapriccianti”. Un esempio? Valutare l’idoneità di una persona ad un’assicurazione sanitaria.

Secondo O’Neill non è necessariamente pericoloso per gli utenti partecipare alla sfida del meme. Bisognerebbe però ricordare alle persone di pensare ai propri dati personali e al modo in cui vengono condivisi. “Indipendentemente dall’origine o intenti alla base di questo meme, dobbiamo diventare tutti più consapevoli dei dati che creiamo e condividiamo.”

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