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Italia nel panico per la riforma fiscale: ma cosa è cambiato?

Brutte notizie per i cittadini che avevano esultato per l’imminente chiusura di Equitalia. Dal 1° luglio 2017 la società più odiata dagli Italiani è stata sostituita dal “nuovo” Agente della riscossione appositamente creato dalla riforma fiscale: l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Questa trasformazione segna l’inizio di una nuova era nella lotta all’evasione fiscale. Si passa infatti da un sistema di riscossione affidato ad un soggetto privato (Equitalia è una società di capitali) ad un ente pubblico interno all’amministrazione finanziaria dello Stato.

La stessa legge ha precisato che il nuovo agente della riscossione avrà gli stessi poteri di indagine dell’Agenzia delle Entrate. Tra questi spicca la possibilità di accedere direttamente alle banche dati telematiche per trovare i beni da pignorare. In breve, il nuovo soggetto avrà possibilità che fino ad oggi erano concesse soltanto all’Agenzia delle Entrate. Inoltre, i tempi saranno più veloci e le procedure più efficaci.

I superpoteri dell’Agenzia delle Entrate Riscossione

Bisogna chiarire intanto che la riforma fiscale prevede una perfetta continuità tra i due soggetti. Dunque chi ha ricevuto una cartella di pagamento resterà ugualmente obbligato a pagarla, salvi i tempi di prescrizione. Anche i pignoramenti già avviati prima del 1° luglio 2017 procederanno regolarmente, con costituzione in giudizio del nuovo riscossore.

Sarà invece diversa l’intestazione delle cartelle di pagamento: non leggeremo più Equitalia, ma Agenzia delle Entrate-Riscossione. Esse costituiranno sempre titolo esecutivo e consentiranno il pignoramento del conto corrente senza bisogno di un procedimento davanti al giudice; ma per questo aspetto la situazione è già così dal 2005, a dispetto delle molte notizie fuorvianti diffuse in merito.

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Vediamo allora in cosa consiste l’ampliamento dei poteri in capo all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Diversamente da quanto poteva fare Equitalia, l’Agenzia agirà come una specie di Grande Fratello. Potrà infatti utilizzare le informazioni contenute nelle banche dati (alle quali normalmente accede) anche per l’esazione delle somme dovute all’erario.

La riforma fiscale prevede in particolare che:

  • grazie all’anagrafe dei rapporti finanziari, potrà verificare presso quali banche i contribuenti depositano i propri risparmi; in quale conto corrente finiscono gli stipendi e le pensioni; cosa contengono eventuali cassette di sicurezza; quali titoli e obbligazioni sono gestite dall’istituto di credito per conto del cliente;
  • tramite l’accesso all’anagrafe tributaria, potrà sapere presso quale azienda lavora il contribuente, quanto guadagna e quali altri redditi percepisce; e ancora, se dispone di immobili affittati (per pignorare i canoni) o se svolge attività a provvigione (per pignorare le provvigioni); e così via;
  • accedendo al database dell’Inps sui rapporti di lavoro potrà avviare più velocemente il pignoramento di stipendi, Tfr e altre indennità.

Restano comunque valide le norme a garanzia del contribuente:

  • divieto di pignoramento della “prima casa”, se è l’unico immobile del debitore, è adibita a civile abitazione e il debitore vi risieda;
  • soglie di pignoramento: ad esempio le somme ricevute a titolo di rapporto di lavoro o di impiego possono essere pignorate fino a non oltre un decimo per stipendi o pensioni fino a 2.500 euro;
  • il deposito sul conto corrente su cui viene accreditato lo stipendio o la pensione può essere pignorato solo nella parte eccedente al triplo dell’assegno sociale;
  • la pensione pignorata presso l’Inps deve fare salvo il minimo vitale, ossia una somma pari all’assegno sociale aumentato di un mezzo;
  • divieto di ipoteca sulla casa per debiti inferiori a 20mila euro;
  • divieto di pignoramento della casa per debiti inferiori a 120mila euro, se il valore di tutti gli immobili non supera 120mila euro.
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Dunque, non cambieranno le procedure di riscossione ma “soltanto” le preliminari fasi di ricerca dei beni da pignorare. Il tutto sarà più immediato perché ad aggredire il conto corrente sarà direttamente il nuovo riscossore, cioè la stessa Agenzia delle entrate. Insomma: la riforma fiscale porterà ad un’attività di riscossione sicuramente mirata che non si muoverà più a tentoni per procedere alle azioni esecutive.

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