Storie di donne

Storia triste di Giada, una ragazza dei nostri giorni

Questa è una storia triste. Come ce ne sono tante. Forse più di tante. E forse può insegnarci qualcosa.
Lui: “Quanti anni hai?”
Lei: “Quindici”
Lui: “Sei vergine?”
Lei: “No!”
Lui: “Sei una …”
Lei: “Non è vero, non sai che quando avevo 11 anni…”

Ma lui non c’era già più.

Finiva sempre così. Giada era bellissima ed erano molti i ragazzi che le stavano dietro.

Non riusciva ad avere una storia vera, un ragazzo che la potesse apprezzare e trattare come meritava. Le voci su di lei non erano delle migliori: tutti la consideravano una poco di buono. Eppure non era neanche una a cui piaceva farsi notare: Giada preferiva maglioni larghi e stava sempre in jeans. Mai un filo di trucco, mai degli accessori colorati.

Se ne stava quasi sempre in disparte, vestita di nero. Al suono della campanella un cenno di saluto a qualche amica e correva via. Sperava di non essere vista, di diventare invisibile agli occhi di tutti. Ma per quanto si sforzasse, non passava inosservata: i suoi bellissimi occhi verdi su un volto che sembrava uscito da un dipinto ammaliavano chiunque le si avvicinasse.

Aveva fatto girare la testa a molti ragazzi, e tutti, per le strane voci che circolavano sul suo conto, la lasciavano alla fatidica domanda. “Sei vergine?” Alla sua risposta, chiunque si guardava bene dall’iniziare con lei una storia “vera”. Così passava la sua vita a fuggire da chi tentava di prenderla in giro e a spiegarsi con i pochi ragazzi a cui invece piaceva ma che scappavano di fronte a quel “No!”, non riuscendo, per superficialità o semplicemente per paura, a superarla.

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Ma non poteva rispondere si, Giada. Aveva solo 11 anni quando al parco sotto casa, dove portava il fratellino a giocare, qualcuno, uno grande, l’aveva stretta in un angolo approfittando di lei. Era stata minacciata per molto tempo, fino a quando lui non fu più visto in zona. Era solo una bambina, certamente non una poco di buono che pensava a divertirsi. Una storia triste la sua, veramente triste.

Furono momenti difficilissimi: tutti sapevano, nessuno diceva o faceva qualcosa per darle una mano, nessuno la confortava. E un giorno dopo l’altro, Giada era sempre più pallida, sempre più sola, sempre più triste, tra le risatine di chi “sapeva” che chissà quale passato doveva nascondere, “una come lei”, per avere perso la verginità così giovane.

Giada, una storia triste

Un mese dopo quell’ultimo “No!”, Giada non c’era più.

Il giorno del suo funerale la sua compagna di banco decise di leggere poche righe per ricordare quell’amica che non si era aperta mai neanche con lei. La ragazza aveva immaginato tutto, aveva decifrato molti comportamenti di Giada e molte delle sue paure, aveva cercato di restarle accanto ma non era riuscita a superare la sua diffidenza.

Quelle poche parole colpirono il cuore delle persone che l’avevano conosciuta e vi rimasero per molto, molto tempo, ad insegnare che non si può giudicare nessuno se non si conoscono le circostanze che ha vissuto. Ad insegnare che è molto più importante ascoltare e guardare negli occhi le persone a cui teniamo che seguire voci di corridoio senza senso; ad insegnare che si può fare molto male con la semplice indifferenza.

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Oggi Giada è uno splendido angelo che protegge il suo fratellino dall’alto.

Ah, vi chiederete che fine ha fatto il ragazzo che l’aveva offesa dopo averle chiesto se era vergine? Beh, adesso ha una ragazza. Lei abita in un paese poco lontano. Sta con lui di giorno e sembra molto innamorata, a volte marinano la scuola insieme. Al suo paese ha un’altra storia, ma non sa decidersi tra i due. Nel frattempo, la sera, tiene sul filo altri 3 o 4 ragazzi con chat e foto di un certo tipo. Però – dicono – è ancora vergine.

(Tutti i diritti riservati)

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